È giunta poco fa, venerdì 3 marzo, la sentenza che accoglie le richieste della pubblica accusa: Paolo Castellani è stato condannato a 24 anni di reclusione.
La notizia dell’omicidio della moglie Elisabetta Molaro, uccisa con 71 coltellate dal marito Paolo Castellani, aveva gettato nel dolore la famiglia, i parenti e scosso profondamente l’opinione pubblica. L’evento si era registrato nella villa di via della Acacie 5 a Codroipo, dove la coppia viveva con le loro due bambine.
La Procura di Udine aveva chiesto questa mattina una pena di 24 anni di reclusione per Castellani, che si è dichiarato colpevole del delitto. Il pm Claudia Finocchiaro ha considerato le circostanze attenuanti generiche e ha ritenuto di concedere all’imputato la diminuente prevista, in equivalenza con le contestate aggravanti del rapporto di coniugio e della crudeltà. Il fatto che Castellani non avesse precedenti penali e abbia collaborato con le indagini preliminari e il prosieguo del procedimento sono stati presi in considerazione dal magistrato.
La discussione si è svolta davanti alla Corte d’assise di Udine e ha messo in luce il movente del delitto: la crisi coniugale, la difficoltà di Castellani ad accettare l’allontanamento affettivo della moglie e l’intenzione di quest’ultima di avviare le pratiche di separazione.
L’arringa del legale di parte civile, avvocato Federica Tosel, ha immaginato di tornare sul luogo del delitto, descrivendo Elisabetta come una donna che non dormiva da tempo con suo marito e che voleva fuori dalla sua vita. Tosel ha sottolineato che non c’è cifra che possa mai pagare il danno, compreso quello di avere lasciato crescere due bambine senza una madre e odiando il padre. L’avvocato ha indicato in 500 mila euro il risarcimento dovuto alla madre di Elisabetta e in un milione di euro l’uno quello alle due figlie.
Il difensore di Castellani, l’avvocato Paolo Bevilacqua, ha sostenuto che l’imputato aveva il diritto di tenere la fede perché aveva realizzato nella famiglia il suo sogno. Il difensore ha sottolineato la personalità mite e affettiva dell’imputato e ha affermato che le coltellate sono state contestualizzate e conseguenziali alla tempesta emotiva, senza crudeltà o premeditazione.
La Corte d’assise, presieduta dal giudice Paolo Alessio Vernì, si è ritirata in camera di consiglio per deliberare la sentenza. La lettura del dispositivo di sentenza è stata fatta nel tardo pomeriggio.
L’omicidio di Elisabetta Molaro ha destato un forte sconcerto e ha evidenziato la necessità di affrontare seriamente il problema della violenza domestica. È importante che le vittime di abusi e violenze in famiglia trovino sostegno e protezione dalle istituzioni, e che le risorse siano messe a disposizione per prevenire e contrastare questi fenomeni.